Roma al tempo di Caravaggio e gli artisti della sua epoca
Pubblicato il 05-11-2011 alle 11:00 -
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Apre i battenti il 16 novembre un evento un po' particolare: potrebbe facilmente essere confuso con una delle tante mostre sul Caravaggio, con cui ci hanno oramai desensibilizzati abituati di recente. Invece è una mostra diversa, un vero evento.
Intendiamoci, nulla di sensazionale, ma è un qualcosa che può facilmente arricchire il medio cittadino romano il quale, invece di poltrire a casa davanti alla tv, decide di portare la famiglia a Palazzo Venezia, e scoprire qualcosa di nuovo.
La "nuova" mostra
La particolarità di questa esposizione è data, in breve, dalla sua normalità: viene presentato il panorama artistico di un certo periodo storico senza scartare gli artisti minori, senza incentrarsi solo su questo e su quello fra i più famosi, senza ridurre la visione di quanto accadeva nel periodo preso in esame; al contrario, cercando di rendere il senso della diversità, dei contrasti, dei numerosi approcci. In un parola, si è cercato di rendere la ricchezza naturale di una società culturale che, in quei tempi, era fra le prime (se non la prima) del mondo occidentale. Perché, va sempre ricordato, anche la diversità è ricchezza.
Una mostra molto interessante quindi, proprio perché propone al pubblico uno sguardo più ampio del solito: da Rubens al Guercino, da Annibale ed Antonio Carracci al Domenichino, e poi Guido Reni, Orazio ed Artemisia Gentileschi (lei appena diciassettenne), il Pomarancio, Pietro da Cortona, il Cavalier d'Arpino, Orazio Borgianni, Carlo Saraceni ed un largo stuolo d'altri pittori non solo italiani ma anche francesi, spagnoli e fiamminghi presenti ed operanti a Roma in quel periodo, i quali tutti, accanto e/o contrapposti al Caravaggio, hanno contribuito a nutrire artisticamente la città fra gli ultimi anni del cinquecento ed i primi decenni del '600.
Roma non era, in quegli anni, la grande città tranquilla e popolosa di oggi. Al contrario, raggiungeva appena i 100'000 abitanti, ossia quanti ne ospita oggi Andria, in Puglia; e già erano tanti, dopo che il sacco dei Lanzichenecchi, settanta anni prima, aveva lasciato una popolazione di trentamila anime scarse. Si consideri quindi quale fenomenale concentrazione di artisti, rapportata all'esigua popolazione del tempo, e quale fervida fucina culturale rappresentò la città eterna in quel periodo.
Oggi, pur ospitando la più alta densità di beni storici e architettonici al mondo, e pur investendo (non tantissimo, onestamente) in cultura (questo evento, ad esempio, dovrebbe essere costato attorno al milione di euro), Roma (come tutto il resto dell'Italia) sta gradualmente arretrando sprofondando al confronto con tante altre realtà ben più vivaci.
I primi passi nella mostra: la Madonna di Loreto
La mostra si schiude al pubblico con due dipinti magistrali. Il primo opera di Annibale Carracci, ora ospitato nella chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo; il secondo creato dai pennelli di Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, realizzato per la chiesa di Sant’Agostino.
Siamo fra il 1604 ed il 1605 ed il tema è il medesimo: la Madonna di Loreto.
Stupefacente è osservare come diverso è stato il trattamento del soggetto.
A sinistra il dipinto di Annibale Carracci, a destra quello del Caravaggio (cliccaci per vederli più grandi, poi spostati con le frecce a destra e sinistra per passare da una all'altra tela). Entrambi sono stati concepiti e realizzati attorno allo stesso tema, la Madonna di Loreto. Secondo la tradizione popolare, nel 1294 la casa di Nazareth, dove la Madonna avrebbe ricevuto l'annuncio della nascita di Gesù e dove poi avrebbe abitato la Sacra Famiglia, sarebbe stata trasportata in volo dagli angeli fino in cima ad una collina presso un bosco di alloro, nelle Marche. Il paese di Loreto (Lauretum da laurus, alloro) che ospita i resti di questa casa, collegata alla devozione per Maria madre di Gesù, è divenuto nel tempo meta di pellegrinaggio per i cattolici.
Accogliamo qui, doverosamente, le parole di Rossella Vodret, curatrice della mostra, che riprendiamo dall'introduzione al catalogo, volume che ci sentiamo di voler caldamente consigliare anche a chi non riuscisse a visitare l'esposizione:
«Le due tele celebrano la storia in due modi diametralmente opposti. Annibale Carracci imposta la scena su uno schema simmetrico: al centro è la Vergine con il Bambino neonato, seduta sulla sua casa trasportata in volo da cinque angeli, due per parte, più uno in basso che, con splendida invenzione e ardito scorcio, sottolineato da lampi di luce, sorregge la casa sulle spalle. I volti dei personaggi, tutti bellissimi e idealizzati, come si conviene al divino, sono illuminati da una luce chiara, luminosa, "universale", la struttura proporzionata dei corpi, che non tradiscono la minima fatica, deriva da prototipi classici, così come gli armoniosi panneggi delle vesti, i cui colori rispettano i canoni tradizionali. Del tutto diversa è la costruzione compositiva del capolavoro di Caravaggio. La Casa, oggetto di culto e venerazione, è praticamente sparita, sintetizzata da uno stipite di porta sbrecciato, così come il muro perimetrale, e dal gradino della soglia. A differenza di Annibale il centro della tela è praticamente vuoto, i due gruppi di personaggi si addensano ai lati: a sinistra il gruppo divino della Vergine con il Bambino, in piedi sulla soglia della casa; a destra i due pellegrini in ginocchio davanti a loro: la figura femminile con la cuffia "sdrucita e sudicia", la figura maschile con famosi piedi gonfi e sporchi - sofferenti per il lungo pellegrinaggio - simbolo dell'obbedienza e della devozione, sbattuti senza molti riguardi in faccia a chi guarda e, soprattutto, posti proprio sopra l'altare delle cappella della chiesa di Sant'Agostino. La luce non è più quella "universale" di Annibale, ma proviene da una fonte ben precisa, in alto a sinistra, e si sofferma a descrivere ogni piccolo, realistico particolare come le rughe sul volto dell’anziana devota…»
Aggiungiamo noi che piedi nudi ed offesi in primissimo piano non erano certo una novità dell'iconografia, sopratutto per Annibale Carracci il quale, già da giovane, probabilmente ispirato dal Cristo Morto del Mantegna (concepito un secolo prima) aveva anche lui attorno al 1584 dipinto una Salma di Cristo oggi conservata a Stoccarda.
Tantomeno il didietro posto in evidenza, in questo caso del pellegrino, era cosa nuova in pittura: ai primi del '500 Michelangelo (Buonarroti, non il Merisi) aveva affrescato, ben composto e rotondeggiante, nell'ottava campata della Cappella Sistina, addirittura il sedere di Dio!
D'altra parte, se è vero che il Merisi accoglieva nei suoi quadri elementi a lui biograficamente molto prossimi (nel caso, la Lena cui si accenna nella tradizione), fonti artistiche d'ispirazione per la Madonna ed il Bambino non gli mancavano certo: già un paio di rapide occhiate alla Madonna del Parto di Jacopo Sansovino così come alla Madonna con il Bambino e Sant'Anna di Andrea Sansovino, entrambe a pochi metri da dove sarà collocata la Madonna di Loreto, in Sant'Agostino, ci mostrano una forte somiglianza per il viso e la testa della Vergine, così come per le proporzioni generose del Bambino.
S'incammina così l'interessantissimo percorso storico, culturale ed artistico proposto da questa mostra che, ovviamente, consigliamo a tutti di non perdere.
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Alcune tele fra le tante esposte
Avremmo molto di più da scrivere, ben oltre i brevi cenni precedenti, ma preferiamo proporre subito una selezione delle opere in mostra. Clicca sulle immagini per vederle più grandi, poi scorri tutte le foto muovendoti con le frecce a destra e sinistra.
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Ci concediamo un appunto: delle 220 opere previste dal progetto della mostra ne sono state, per via di cose, scelte ed esposte appena meno di 140: sono comunque parecchie, e l'impegno richiesto per poterle apprezzare non è minimo. Forse sarebbe servito un supporto propedeutico e didattico che, almeno nel sito ufficiale della mostra, è mancato. Così come totalmente mancano le tracce dei pur tanti, validi convegni organizzati in occasione della mostra: un supporto utile a tutti, che non sarebbe costato nulla registrare e rendere pubblico sulla rete, anche solo in formato audio, ben oltre i limiti temporali e spaziali dell'evento; un segno chiaro della scarsa attenzione alla vera diffusione e promozione della cultura.
Cosa può fare chi non riesce a vedere la mostra
Noi conosciamo la verità: non siamo dei veggenti, più semplicemente ci basiamo sull'esperienza e constatiamo le cose che sono. Quindi: sarebbe sicuramente bello se tutti avessero la possibilità di godersi quest'esposizione.
Ma non sarà così: per via di cose, pochi la vedranno, i più rimarranno a bocca asciutta!
Abbiamo allora pensato di suggerire alcuni volumi che, in vario modo, trattano della cosa: primo fra tutti il catalogo, redatto proprio da chi la mostra l'ha curata in prima persona, di cui abbiamo più sopra citato uno stralcio. Un libro interessante, oltre quattrocento pagine riccamente illustrate, d'impostazione e contenuto pregevoli, è prenotabile e/o acquistabile già da qui.
Perché tutti possano approfittarne, anche quando la mostra sarà terminata da tempo, abbiamo poi identificato alcune liste di libri correlate che proponiamo nei riferimenti qui appresso:
Chi dovesse trovarsi a Roma, in qualsiasi momento, interessato alle pitture di quel periodo, non farà fatica a scovarne molte, a cominciare proprio dal Museo Nazionale di Palazzo Venezia, che ospita permanentemente il San Pietro piangente del Guercino.
Libri consigliati
Informazioni sulla mostra
Luogo
- Palazzo Venezia - Via del Plebiscito, 118 - Roma
Date
- 16 novembre 2011 -
5 febbraio 2012prorogata fino al 18 marzo 2012
Orario di apertura
- Tutti i giorni 10.00 - 19.00. Lunedì chiuso.
- 18.00 ultimo ingresso prima della chiusura della biglietteria.
Aperture straordinarie
- Domenica 25 dicembre 2011 e domenica 1 gennaio 2012 con orario continuato dalle 13.30 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)
- Lunedì 26 dicembre 2011 e lunedì 2 gennaio 2012 dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)
Sito Internet http://www.romaaltempodicaravaggio.it/
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Video utili
Presentazione della mostra
Intervento dello storico dell'arte Claudio Strinati che ripercorre la fortuna del Caravaggio
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