Suggerimenti per creare un ambiente di lavoro ideale e vivere meglio
Pubblicato il 14-03-2013 alle 23:35 -
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L'uomo, creatura essenzialmente libera, amante d'aria e di luce e bisognosa di svilupparsi al sole nel salutare travaglio della sua genitrice, la terra, è costretto invece dalla civiltà ad accomunarsi con altri suoi simili, fino a diventare un semplice organo di una macchina enorme, a servire soltanto come un ingranaggio. La grande industria è dunque contraria alla natura umana, al suo sviluppo fisico [...] La responsabilità di quegli imprenditori è dunque incalcolabile, come immensa la latitudine del loro dovere, il quale consiste nel conciliare le necessità dell'industria colle esigenze della natura umana, in modo che i progressi dell'una non siano mai per inceppare lo sviluppo dell'altra. Silvio Crespi (1868-1944)1 |
Ci troviamo ai prodromi di un'epoca della nostra storia futura in cui per certo si assisterà ad una crisi profonda e generale.
Molte sono le difficoltà che dovremo affrontare: l'incontro (scontro?) di culture fra loro molto diverse, la carenza d'acqua e le migrazioni di massa saranno solo alcune delle più importanti.
La scarsità d'impiego sarà però uno degli "incagli" che la nostra società incontrerà per prima.
Sarà l'impatto iniziale, il campanello d'allarme.
Negli anni a venire molte persone perderanno il lavoro, così come tanti giovani, usciti con belle speranze da questo o quel percorso formativo, si troveranno di fronte ad una mancanza di prospettive concrete, e saranno costretti ad inventarsi un qualcosa.
Noi rimaniamo molto positivi sulle opportunità di "rinascita" che attendono chi riuscirà a superare i momenti difficili.
Malgrado la precarietà del momento serviranno fiducia, perseveranza e creatività.
Sapersi creare un proprio spazio di lavoro sarà più che mai fondamentale, nel prossimo futuro.
Intendiamo spazio fisico, ma anche metodo di lavoro, sviluppo di competenze, relazioni sociali, attitudini e capacità di comprensione umana.
L'esempio di Google
Fulcro e sostanza delle architetture cui Google affida i propri dipendenti, evidente sia nel disegno degli spazi che in ogni dettaglio degli allestimenti, è l'aspetto sociale del lavoro, l'invito alla correlazione.
Perché proprio la correlazione, ossia il mettere assieme persone e cose in origine separate, è il nucleo sostanziale della creatività, oltre che esigenza base della nostra natura umana.
Presentiamo una ricca serie di fotografie che illustrano la vita negli uffici di Google: crediamo che questa galleria d'immagini potrà servire d'ispirazione a molti.
Ecco alcune idee
- Un ufficio oggi può essere collocato ovunque. Grazie anche alle reti di telecomunicazione, si può lavorare e collaborare in qualsiasi posto. Non sono più fondamentali, in molti casi, la classica scrivania, schedari, librerie,... È altrettanto possibile lavorare oggi da un luogo e domani da un altro, spostarsi, adattandosi alle opportunità ed alle situazioni.
- La tranquillità è fondamentale per lavorare bene. Occorre serenità per dare il meglio e sopratutto per poter assicurare, a sé ed al proprio lavoro una tenuta nel tempo.
- Importante è la relazione continua con altre persone, lo scambio d'idee, in ogni momento della giornata, sia nei momenti di occupazione che nelle pause di riposo. Occorre che l'interazione sia "naturale", spontanea, diretta, informale, fisica.
- La creatività non necessita solo di "pensieri liberi" ma richiede anche costanza nell'applicazione, memoria, diligenza. Tutte cose per le quali sono necessarie non solo occasioni di "svago" ma anche, e sopratutto, ore ed ore di concentrazione nei propri impegni: sapersi isolare e lavorare alacremente è fondamentale.
Le immagini degli uffici di Google
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In conclusione
Fondamentale quindi è, per la resa e l'impegno delle persone, un ambiente tranquillo. Google non è né il primo né l'ultimo a cercare di creare delle condizioni di lavoro positive per i propri dipendenti. Anzi, per molti versi assai di più (e forse meglio) è stato fatto, già nell'ottocento, da società anche italiane. Si pensi ad esempio al Villaggio Crespi; dalle illuminate parole di uno dei suoi costruttori2 citiamo ancora:
Ultimata la giornata di lavoro, l'operaio deve rientrare con piacere sotto il suo tetto: curi dunque l'imprenditore che egli vi si trovi comodo, tranquillo ed in pace; adoperi ogni mezzo per far germogliare nel cuore di lui l'affezione, l'amore alla casa. Chi ama la propria casa ama anche la famiglia e la patria, e non sarà mai la vittima del vizio e della neghittosità. I più bei momenti della giornata per l'industriale previdente sono quelli in cui vede i robusti bambini dei suoi operai scorrazzare per fioriti giardini, correndo incontro ai padri che tornano contenti dal lavoro; sono quelli in cui vede l'operaio svagarsi ed ornare il campicello o la casa linda e ordinata; sono quelli in cui scopre un idillio o un quadro di domestica felicità; in cui fra l'occhio del padrone e quello del dipendente, scorre un raggio di simpatia, di fratellanza schietta e sincera. Allora svaniscono le preoccupazioni di assurde lotte di classe e il cuore si apre ad ideali sempre più alti di pace e d'amore universale. |
Un po' desueti, questi pensieri, nella loro forma così come nella sostanza?
Forse.
O forse no. Forse valgono ancora.
E forse, varranno per sempre.
1 Silvio Benigno Crespi, Dei mezzi di prevenire gli infortuni e garantire la vita e la salute degli operai nell'industria del cotone in Italia, Memoria presentata al congresso internazionale degli infortuni sul lavoro e delle assicurazioni sociali di Milano, U. Hoepli, Milano 1894.
Attento non solo alle esigenze della produziome ma anche a quelle dei lavoratori, Silvio Crespi aveva con forza e chiarezza espresso il suo pensiero nella pubblicazione del 1894: "Grave è la questione degli infortuni in Italia, specialmente nella filatura del cotone; e quando gli imprenditori di una grande industria avranno applicato tutti i mezzi [...] per prevenire e attutire gli effetti degli infortuni, avranno compiuto un sacrosanto dovere, ma saranno ancora ben lungi dall'aver riconosciuto e soddisfatto a tutte le responsabilità che loro spettano." Cui segue il testo che abbiamo proposto in apertura di pagina. ⇑
2 Ibidem ⇑
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