Le fotografie di danza di Michail Baryšnikov
Pubblicato il 26-06-2013 alle 21:54 -
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Per due decenni ho utilizzato una convenzionale macchina fotografica 35 mm, e ho sperimentato la fotografia del paesaggio tradizionale, i ritratti, e gli scatti di viaggio principalmente in bianco e nero. Ho deciso di rifiutare le ovvie opportunità di fotografare la danza, pensando che i risultati potessero essere noiosi e futili. Poi, sfogliando alcuni vecchi libri di fotografia della danza - in particolare Ballet di Alexey Brodovitch, e Ballet in Action di Paul Himmel del 1954 - ho scoperto che abbandonando l’immagine cristallina in favore dei bordi sfocati e di figure amorfe ci si avvicina all’emozione e all’energia delle performance della danza. Le immagini ipnotizzanti di Ilse Bing delle ballerine di Can Can al Moulin Rouge, così come le sue foto dell’Errante di Balanchine, e forse ancor più importante, le recenti immagini di Irving Penn sono una prova ulteriore che la vibrazione del movimento può essere catturata senza essere distrutta. Edwin Denby descrive eloquentemente questo processo nel testo che accompagna le fotografie di Brodovitch: "(...) Il contorno sfocato del danzatore, assimilato a un generale effetto offuscato, si registra come metafora del movimento. Talvolta la sagoma nebbiosa che congiunge punti consecutivi (nello spazio) attraverso i quali il corpo del danzatore è passato ti stupisce per la chiarezza del suo disegno grafico, e illustra la continuità plastica del danzare. Qua e là il contrasto in una fotografia tra contorni sfocati e chiari attira il vostro sguardo sulla posizione di una figura ferma che sul palcoscenico sarebbe potuta passare inosservata nel frastuono, ma che nella fotografia rivela il suo momentaneo pathos." Così è stato possibile. Michail Nikolaevič Baryšnikov |
Già alla fine degli anni '80 avevamo avuto la piacevole sorpresa di notare, a Londra, come il ballerino di origine russa Michail Baryšnikov, allora quarantenne, avesse saputo con successo reincarnarsi nei panni di un attore teatrale, nel forte adattamento di Berkoff della Metamorfosi di Kafka. Il ruolo di Gregor Samsa gli era stato suggerito dall'amico Roman Polanski, che lo aveva tenuto a Parigi in precedenza, e Baryšnikov lo interpretava in modo assai convincente.
Non più ci stupì, qualche anno fa, sapere che Baryšnikov era passato, sempre calcando il palcoscenico, dietro ad una macchina fotografica, per raccogliere i magici momenti della danza che, lui come pochi altri, conosceva a fondo.
Dedicando il suo lavoro alle coreografie di Merce Cunningham, in qualità di fotografo ora Baryšnikov si muoveva quatto sulle tavole del teatro: nascosto dietro le quinte, appostato nei punti di vista più adatti, il ballerino seppe fotografare, con un lavoro durato a lungo, il senso del movimento secondo la sua visione personale.
Una visione colta e ben matura.
L'itinerario di ricerca fotografica, sempre sul tema della danza, è andato avanti negli anni, scatto dopo scatto, anche dopo la scomparsa di Cunningham.1
Una piccola selezione d'immagini, poco più di una trentina, sempre concentrate sulla resa del movimento, è ora esposta in una personale a Venezia.
Come era stato per il suo Gregor Samsa, quando Baryšnikov si era dimostrato molto bravo e sicuramente all'altezza del suo impegno, pur forse non riuscendo ad eguagliare il livello di attori consumati, così anche nelle fotografie di danza si apprezza molto il suo occhio educato, quello di un ballerino fra i migliori, che "sa" cosa vale veramente di un movimento, di una figura, di un passo; eppure a noi pare di scorgere, a tratti, anche una certa "ingenuità" nel confezionare un progetto fotografico di ampio respiro.
Ma non ci interessano i limiti: sopra ogni cosa, apprezziamo di Michail Baryšnikov lo slancio, la partecipazione, il pieno coinvolgimento nei suoi coraggiosi progetti personali.
Informazioni sulla mostra
Luogo
- Galleria d’Arte Contini - San Marco 2288 - Venezia
Date
- 8 giugno - 30 ottobre 2013
Orario di apertura
- Aperto tutti i giorni: 10:30 - 13:00 / 14:00 - 19:30
Ingresso libero
Sito Internet
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1 Merce Cunningham fece a tempo, qualche tempo prima di mancare, a vedere la mostra che Baryšnikov nel 2008 allestì con le sue fotografie. ⇑
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